Karoshi, morte per eccesso di lavoro

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naitsirk23
view post Posted on 10/8/2008, 12:28




Karoshi

Karoshi è un termine giapponese traducibile in italiano con "morte per eccesso di lavoro" e che indica la morte improvvisa per causa professionale.
Il primo caso è stato segnalato nel 1969 con la morte di un operaio di 29 anni nel reparto di trasporto di un giornale giapponese.
Nel 1987, mentre l'interesse pubblico era in aumento, la parola venne coniata per la prima volta e riconosciuta anche giuridicamente come causa responsabile di morte.
Le morti da karoshi avvengono, principalmente, per attacco cardiaco dovuto a sforzo e stress, altri tipi di collassi o per suicidio; c'e' anche chi si addormenta semplicemente nella metropolitana e non si risveglia più.
La causa è da ricercarsi nelle difficili condizioni di lavoro cui sono sottoposti i lavoratori nipponici: secondo le ultime stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il Giappone detiene il primato dei dipendenti che lavorano oltre 50 ore a settimana (28,1%), contro il 10% di quelli della gran parte dei paesi dell’Unione Europea.
In seguito, però, deve venire provato che la causa della morte è il lavoro: i parenti devono dimostrare al Ministero del Lavoro che la vittima di karoshi, nei giorni precedenti la morte, stava svolgendo un lavoro estremamente oppressivo e pesante.
Il superlavoro viene preso in considerazione come causa di morte se l'interessato, nel giorno della morte, abbia lavorato almeno 24 ore oppure se, nel corso della sua ultima settimana, abbia lavorato almeno 16 ore al giorno.
Se durante la settimana dovesse aver fatto anche un solo giorno di festa non vi e' più alcun karoshi come causa di morte e la richiesta di una sussistenza cade nel vuoto.
Alcuni studi mettono in evidenza come la ragione per l'autosacrificio legato al superlavoro si trovi prima nel management della produzione che nella testa del lavoratore: l'88% di tutte le ditte impongono lo straordinario.
Così suona la pubblicità di un gruppo farmacologico per pubblicizzare una nuova bibita energizzante: "Siete pronti a lottare 24 ore al giorno per la vostra ditta?".

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Di seguito è riportato un estratto dell'articolo di Misako Hida, giornalista freelance giapponese, vincitore del premio giornalistico "Media for Labour Rights" indetto dall'ILO, l'agenzia dell'O.N.U. per i diritti del Lavoro.

"Morire di straordinari nella terra del Karoshi"
In una giornata di marzo del 1999, ancora prima che i germogli di ciliegio cominciassero a sbocciare, un ragazzo di 23 anni, Yuji Uendan, in preda a una forte depressione causata dall'eccesso di lavoro, si è tolto la vita.
"Tutto il tempo che ho passato è stato sprecato".
È stato trovato nel suo appartamento di Kumagaya, alla periferia di Tokyo, con quelle parole scribacchiate su una lavagnetta bianca che usava per l'elenco degli appuntamenti giornalieri.
Uendan aveva lavorato per quasi 16 mesi come ispettore di apparecchiature per la produzione di semiconduttori, in una stanza asettica con una luce soffusa giallastra nella fabbrica della Nikon a Kumagaya, vestito dalla testa ai piedi con una divisa bianca sterile.
Era stato assunto dall'appaltatrice Nextar (oggi Atest) che lo mandava per incarichi a termine alla Nikon, una delle principali produttrici giapponesi di macchine fotografiche e dispositivi ottici. Uendan faceva turni di giorno e di notte di 11 ore a rotazione, con straordinari e viaggi extra che gli facevano raggiungere le 250 ore al mese.
Nel suo ultimo periodo di lavoro all'interno della fabbrica era arrivato a 15 ore consecutive senza un giorno libero.
Soffriva di mal di stomaco, insonnia, intorpidimento delle estremità.
In poco tempo era dimagrito di 13 chili.
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Nel marzo del 2005, il tribunale distrettuale di Tokyo ha dichiarato che sia la Nextar sia la Nikon erano da ritenersi responsabili per la morte di Uendan e ha ordinato a entrambe le aziende il risarcimento dei danni.
"È stata una vittoria senza precedenti per i lavoratori temporanei", ha detto l'avvocato di Uendan, Hiroshi Kawahito, che è anche segretario generale del Consiglio di difesa nazionale per le vittime di "Karoshi".
L'espressione giapponese che sta a significare "morto per eccesso di lavoro" ormai è stata adottata anche dalla lingua inglese, basta consultare il dizionario Oxford.
"Si è trattato del primo caso in cui non solo l'azienda che forniva personale temporaneo, ma anche quella che lo riceveva, sono state condannate per negligenza" ha aggiunto Kawahito.
Ma la causa non è conclusa.
Entrambe le aziende sono ricorse in appello, ma la madre della vittima non intende darsi per vinta. [...]
La questione del karojisatsu, letteralmente "suicidio dovuto all’eccesso di lavoro" è un problema serio in Giappone.
Il numero di suicidi è aumentato drasticamente, superando i 30.000 casi dal 1998, quando il tasso di disoccupazione raggiunse un record dai tempi del dopoguerra.
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Kawahito stima che più di 5.000 suicidi ogni anno siano il risultato della depressione causata da eccesso di lavoro.


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credits: Mikan - shoujonoyume
 
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Erin ;
view post Posted on 6/9/2008, 15:53




da paura
 
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naitsirk23
view post Posted on 6/9/2008, 18:51




si...incredibile O___O
 
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dysdafne
view post Posted on 19/9/2008, 13:54




o____________o e da noi? cavolo in Giappone nn troverei lavoro io
 
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3 replies since 10/8/2008, 12:28   178 views
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